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(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 54

 

SEGRETI E BUGIE

 

(PARTE TERZA)

 

 

SENZA RESPIRO

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Narrano le leggende che la mistica città di K’Un Lun appaia sulla Terra solo una volta ogni dieci anni, se è così, allora le tre figure, due uomini ed una donna, che arrancano tra i sentieri dell’Himalaya sfidando vento ed intemperie hanno ben poche speranze perché quel tempo non è ancora venuto.

-Quel che non capisco è cosa speri di ottenere.- dice Daniel Thomas Rand -I portali di K’Un Lun si apriranno solo tra alcuni mesi, fino ad allora la città è fuori da… da questo piano di esistenza.-

-Eppure…- ribatte Orson Randall –Ci sono state almeno un pio d’occasioni in cui tu ed altri siete riusciti ad entrarvi anzitempo, non è vero?-

-Sì, ma…-

-Niente ma, ragazzo. Abbi fede… la nostra meta è più vicina di quel che pensi.

            Danny e sua sorella Miranda seguono l’indicazione di Orson: tra le nebbie è appena apparsa la silhouette inconfondibile di una città.

 

            Impadronirsi di un veicolo non è stato particolarmente difficile per una con le sue abilità, il problema serio era cosa fare dopo. Elektra Natchios contempla le possibili alternative: dirigersi verso il porto e cercare di fuggire via mare, oppure dirigersi verso l’interno, scelta scomoda ma probabilmente più sicura.

            Dopo averci riflettuto una delle killer più letali al mondo punta decisa verso sud est, verso l’Oman.

 

            L’Asia Centrale è una zona di conflitti permanenti. Nominate una qualunque delle nazioni che la compongono[1] e ci troverete conflitti di tipo politico, etnico e perfino religioso. Una specie di paradiso per i mercanti d’armi legittimi o meno di mezzo mondo, insomma. 

            L’uomo alto, calvo e la barba da cosacco è uno di questi. Negli Stati Uniti lo chiamerebbero gangster, nella sua nativa Russia la definizione è più sfumata, in alcuni ambienti lo chiamano il Re dei ladri, definizione esatta, ma in buona parte riduttiva. È vero che Simyon Borisovitch Kurasov si tiene il più possibile lontano dai crimini violenti, ma è anche vero che il suo campo d’affari comprende furti, truffe, protezione, prostituzione e traffico d’armi. La polizia del suo paese lo tiene d’occhio e così i servizi di sicurezza e se non s’impegnano più di tanto contro di lui è perché in fondo sono consapevoli che il suo successore sarebbe molto peggio di lui.

            Gli accompagnatori di Kurasov sono anche loro ben consapevoli dell’ambiguità della cosa, ma in fondo sia Paladin che la Vedova Nera sono abituati a muoversi lungo il filo sottile che separa giusto e sbagliato, morale ed immorale, legale ed illegale ed hanno spesso attraversato quel confine in entrambi i sensi e questo è solo uno dei motivi per cui si trovano in questa carovana di blindati assieme a Kurasov ed al piccolo esercito che ha messo assieme.

            Improvvisamente la colonna si ferma.

-Che sta succedendo?- chiede Natasha Romanoff.

-Siamo stati fermati da una pattuglia.- spiega Kurasov, che ha appena finito di parlare via telefono cellulare con uno dei suoi sottoposti in cima alla colonna.

-Esercito regolare o ribelli?- interviene Paladin.

-E chi può dirlo con certezza da queste parti? Vado a vedere se si può ripartire subito allungando una buona mancia.-

-Credi che sia saggio Simyon Borisovitch?-

-Non sono il tipo di capo che manda avanti i suoi uomini a fare il lavoro sporco, dovresti saperlo, mia cara Natasha.-

            Kurasov salta giù dal blindato e mentre si allontana, Paladin si rivolge alla Vedova:

-Il tuo amico può dire quel che vuole, ma io mi preparo al peggio.-

            Così dicendo prepara la sua pistola speciale a sparare.

-Credo che tu abbia ragione.- replica Natasha sistemando le sue armi da polso -Forse sono paranoica, ma ho un brutto presentimento.-

-Nel nostro lavoro spesso i paranoici sono quelli che campano più a lungo.- ribatte Paladin.

            Una scarica di mitra fa eco alle sue parole.

 

 

2.

 

 

            Il mio nome è Shang Chi. Nella mia lingua madre, il Cinese Mandarino, significa “Il progresso dello spirito”. Il mio spirito non è progredito molto negli ultimi anni, temo, e la mia vita è stata un susseguirsi di battaglie contro l’uomo che mi ha dato la vita. Ero appena un ragazzo ed ero molto ingenuo quando scoprii che mio padre mi aveva mentito per tutta la mia vita e che era un genio malvagio. Non sono più così ingenuo e mi sono rassegnato ai giochi di morte ed inganni in cui mio padre ed il suo implacabile nemico Sir Denis Nayland Smith mi hanno coinvolto.

-Fossi in te, Chi, starei concentrato su quel che ci aspetta su quest’isola.-

-Lo sono sempre, Reston, dovresti saperlo.- rispondo. Clive Reston è un uomo in gamba, uno spirito più tormentato di quanto ami apparire. Un tempo ostentava ostilità nei miei confronti perché amavamo la stessa donna, Leiko Wu, che ora cammina al nostro fianco, ma quella rivalità sembra superata adesso

<<Benvenuti nella mia isola.>>

            Davanti a noi è apparso mio padre e Black Jack Tarr istintivamente gli punta contro il suo mitragliatore ed accarezza il grilletto.

<<Sarebbe del tutto inutile, Mr. Tarr, ma se la gratifica ci provi pure.>>

            Tarr spara, ma la raffica di proiettili attraversa la figura, o dovrei dire l’immagine, di mio padre.

-Un dannato ologramma.- borbotta Reston.

            Quanto a me, avevo già capito cos’era dal suono della voce di mio padre.

<<Analisi corretta, Mr. Reston, In realtà io sono nella mia piccola fortezza, quella che vedete davanti a voi. Vi prego di avvicinarvi. Sarete miei ospiti. Prometto di non uccidervi… almeno per il momento.>>

-Brutto figlio di t%#@a, credi di impressionarci, forse?- sbotta Black Jack.

<<Il turpiloquio è l’ultima risorsa degli ignoranti… quindi immagino che non dovrei essere sorpreso del suo linguaggio, Mr. Tarr. Ora vi prego di seguirmi e rivedrete i vostri cari.>>

            La partita è cominciata e nessuno può dire chi sarà il vincitore.

 

            Paladin e la Vedova Nera saltano fuori dal loro blindato e si accosciano contro il veicolo in tempo per vedere Kurasov cadere a terra.

-Simyon!- urla Natasha e fa per scagliarsi in avanti, ma Paladin la blocca.

-Non buttarti a testa bassa.- le dice –Saresti solo un facile bersaglio.-

-Hanno ucciso Simyon Borisovitch quei…-

-... brutti bastardi?- Paladin ridacchia –Non darlo per spacciato, guarda!-

            Kurasov non è morto, infatti, e da terra sta sparando sui tizi davanti a lui, immediatamente seguito dai suoi uomini che cominciano una furiosa sparatoria.

-Non me ne starò indietro mentre gli altri combattono.- esclama la Vedova saltando in avanti. Tu fai quello che ti pare.-

-Ah… chi hai mai detto che voglio vivere per sempre?- borbotta Paladin e la segue.

 

            Sabrina Morrell è una giovane donna con antenati sia francesi che giapponesi, un mix che la rende decisamente affascinante. Nonostante la sua femminilità, esaltata dal vestito da sera che indossa, Bree è uno dei più tosti ufficiali in forza alla Squadra Omicidi del Dipartimento di Polizia di San Francisco. Anche il suo accompagnatore è un poliziotto: il capitano Paul Carson, comandante di una delle stazioni più calde della città e pupillo dell’attuale presidente della commissione che sovraintende alla Polizia, il che è per lui fonte di imbarazzo ogni tanto. Sono entrambi single il che autorizzerebbe l’osservatore casuale a ritenere che la loro serata al Black Cat Club sia dovuta a ragioni esclusivamente personali, ma a volte le apparenze possono ingannare.

            I due hanno appena raggiunto la loro auto nell’ampio parcheggio accanto al locale che un uomo in costume appare improvvisamente alle loro spalle.

-Ho saputo che mi cercavate.-

            Perfino due poliziotti scafati come loro due, che hanno avuto a che fare varie volte con supereroi in costume, non riescono a fare a meno di trasalire all’improvvisa apparizione del misterioso uomo mascherato che si fa chiamare il Sudario ed al suono della sua voce.

-Ma perché voi avventurieri in costume non vi fate mai vivi come le persone normali… che so: facendo una telefonata o presentandovi alla porta?- sbotta Sabrina togliendo la mano dalla pistola che aveva cominciato ad estrarre.

-Mi scuso per il disagio.-

-Lascia stare.- interviene Carson –Mi ci ero già abituato quando Devil e la Vedova Nera abitavano qui. Parliamo di cose serie. È vero, volevamo parlarti.-

-Perché?-

-Stiamo organizzando una task force per i reati che coinvolgono superumani...- comincia a dire Carson.

-… e lei ne sarà a capo… Comandante Carson. La decisione è stata approvata dalla Commissione di Polizia nella riunione di Mercoledì scorso con 5 voti a favore e due contrari.-

-E tu come lo sai?- chiede la Morrell, poi esclama –Hai qualcuno nella Commissione.-

            Il Sudario non risponde.

-Bene.- continua Carson –Volevamo avvertirti che non ci sarà ostilità preconcetta da parte nostra verso di te se non oltrepasserai certi limiti.-

-Due poliziotti del vostro calibro non si sarebbero mossi solo per questo. Volevate di più. Ha a che fare col Culto di Kali per caso?-

-E tu che ne sai?-

-So che alcuni dei membri di quel culto sono qui a San Francisco e che non stanno pianificando nulla di buono. Loro sono affar mio e qualunque cosa stiano tramando, li fermerò.-

            La figura del Sudario è avvolta da un manto d’ombra e quando si dissipa il misterioso supereroe è scomparso.

-Beh… ama le uscite teatrali, non c’è che dire.- commenta Bree.

-Molto d’effetto sì.- risponde Carson -Quel tipo è inquietante. Sono lieto che stia dalla nostra parte… spero.-

-Uhm… chissà? Beh adesso che ne dici di riaccompagnarmi a casa?-

-Ah, sì certo. Subito.-

            I due salgono nell’auto e cominciano il viaggio di ritorno.

-Sono stata bene.- dice improvvisamente Bree –Dovremo rifarlo uno dei prossimi weekend… anche senza motivi di lavoro.-

-Cosa? Oh certo.-

-Non essere così nervoso. Non ti ho mica chiesto di sposarmi, solo di passare una serata insieme.-

-Sei sempre così diretta?-

-Solo con gli uomini che mi piacciono. Tu invece mi sembri piuttosto timido o sbaglio?-

-Dipende. Con certe donne è quasi impossibile non esserlo.-

-Quindi non è vero quel che si dice al Dipartimento di te e della Vedova Nera.-

-E cosa si dice?-

Le mani di Carson stringono il volante come se volesse spezzarlo.

-Che dopo che Devil se ne è tornato definitivamente a New York tu e lei… beh mi capisci. Dicono che è per questo che non hai una ragazza, perché non riesci a dimenticarla.-

-Questa… è … una… colossale… sciocchezza- la voce di Carson sale di almeno un’ottava.

-Ascolta… sono solo vecchi pettegolezzi che ho sentito quando sono stata promossa. Nessuno gli dà più peso ormai. Volevo solo prenderti in giro ma ho esagerato, mi dispiace.-

            Da Carson nessuna risposta mentre arresta l’auto davanti alla casa della Morrell.

-Ascolta…- continua Bree mentre scende dall’auto -Su una cosa non scherzavo prima: se vuoi salire mi farebbe piacere. Nessun impegno: solo due adulti consenzienti che passano la notte insieme e poi si salutano da buoni amici. Rimarrà tra noi.-

Nessuna risposta,

-Bene… ti lascerò il tempo di pensarci su. Puoi parcheggiare laggiù e raggiungermi a casa oppure andartene. A me andrà bene qualunque tua scelta… ma spero che sceglierai il parcheggio.-

            Detto questo Bree si avvia per il vialetto d’ingresso consapevole che lui la sta guardando e spera che stia ammirando il tatuaggio a forma di drago che le copre quasi tutta la schiena lasciata pressoché interamente nuda dal vestito che indossa.

            Quando infila la chiave nella toppa lui non si è ancora mosso.

 

 

3.

 

 

            La Vedova Nera spara un paio di morsi di vedova contro due degli avversari che ha di fronte. Sono ancora in modalità stordente. Il fatto che l’abbiano addestrata a farlo non significa che le piaccia uccidere se non è assolutamente necessario, ma la prossima volta sarà meno pietosa. Capitan America, il vecchio Capitan America, avrebbe detto che non è mai davvero necessario, che c’è sempre un altro modo per risolvere le cose senza dover uccidere, ma Steve Rogers è morto[2] e lei non è mai stata all’altezza dei suoi elevati standard morali.

            Alle sue spalle Paladin si fa meno scrupoli nell’usare la forza letale. Le sue priorità sono molto semplici: proteggere il sedere di Natasha, che è un gran bel sedere peraltro, e restare vivo. Forse la sua vecchia amica Janet Van Dyne, alias la Meravigliosa Wasp, avrebbe da dire sul suo atteggiamento, ma lei non è qui adesso.

Curioso come in questa situazione di vita e di morte mentre è in compagnia di una bellissima donna, gli venga da pensare proprio a Janet. Forse è vero che i vecchi amori, proprio come i vecchi soldati, non muoiono mai. Basta con questi pensieri, si dice, non è il momento. Abbatte un altro miliziano mentre la Vedova Nera si china su Kurasov per scoprire che…

-Non sei ferito.-

-Sono sempre stato duro da uccidere Natuschka.- replica lui usando un nomignolo affettuoso e rialzandosi con l’aiuto della Vedova –A giudicare dal dolore è probabile che ci abbia rimesso un paio di costole, ma il giubbotto in kevlar ha fatto il suo dovere. Per fortuna non hanno mirato alla testa… idioti.-

-Ma chi erano? Uomini di Ivan il Terribile?-

-E chi può dirlo? Forse erano solo briganti da strada. Da queste parti non sono poi così rari. Per fortuna non si aspettavano che fossimo così tosti.-

            Paladin si guarda intorno. La battaglia è finita e gli uomini di Kurazov hanno avuto la meglio sugli avversari subendo solo pochissime perdite ed ora stanno ripulendo il campo di battaglia.

-Tosti, davvero.- commenta –Confermo.-

-Quelli che ho portato in questa spedizione sono tutti ex spetsnaz.-[3] spiega Kurasov –Gente addestrata a passare attraverso l’Inferno senza scottarsi. Molti di loro si sono temprati contro la guerriglia cecena-

-Buono a sapersi. Che si fa adesso?-

-Riprendiamo la marcia, che altro?- ribatte Natasha.

            Simyon Borisovitch Kurasov ride di gusto.

-Questa è la Natasha che mi è sempre piaciuta.- esclama –Su, muoviamoci.-

 

            L’uomo ha sia i capelli che la barba rossa. Il nome con cui viaggia è Sean O’Donnell, nato nell’Ulster. Il nome è falso come il suo aspetto. Il suo vero nome è Rick Mason ed è quello che nella comunità dello spionaggio è chiamato un operativo free lance. Il nome in codice con cui è conosciuto è semplicemente l’Agente. Nick Fury in persona l’ha incaricato di questa missione e se le cose andranno male, non ci sarà copertura per lui: negazione plausibile la chiamano. In altre parole: se sei nei guai, arrangiati come puoi e non contare su di noi.

            Il mondo delle super organizzazioni criminali, di quelle che organizzano una conquista del mondo un sabato sì ed uno no ed i cui membri indossano solitamente divise dai colori sgargianti, è in fermento: corre voce che lo Spettro Nero, organizzazione finora composta solo da donne a parte il capo, il mutante chiamato Mandrillo, sarebbe finita sotto il controllo di uno o più ignoti che ne avrebbero parzialmente cambiato struttura e scopi. Anche l’A.I.M. si sarebbe diviso in tre branche in conflitto tra loro e l’Hydra… beh l’Hydra è un’altra storia almeno finché ci sarà il Barone Strucker a guidarla.

            Quello che a Rick Mason è stato chiesto di fare è infiltrarsi nel nuovo Spettro Nero, scoprire chi ne sono i capi attualmente e bloccarne i piani se possibile. Fury ha incaricato lui perché aveva paura di una fuga di notizie e visto quel che è successo all’aeroporto Kennedy l’altro giorno, aveva ragione. Sapevano chi era ed hanno cercato di ucciderlo. Ora deve solo sperare che non abbiano scoperto anche l’identità che sta usando adesso o si troverà in seri guai.

            La sua pista è un’offerta di arruolamento apparsa su internet su un sito in seguito oscurato. Ha fatto un giro tortuoso ed ora eccolo qui pronto per sostenere gli “esami” per entrare nello Spettro Nero.

-E così saresti un… come vi chiamate voi Irlandesi? Un’Oca Selvaggia?-gli si rivolge l’arruolatore che veste la divisa classica dello Spettro Nero Quel che dicevano di quell’organizzazione è vero, dunque: ora accettano anche i maschi.

-Diciamo che sono uno che non ha apprezzato molto gli accordi di pace del Venerdì Santo.- risponde Rick sfoderando il miglior accento di Belfast –Le Sei Contee[4] sono troppo pacifiche per me.-

-Pare che tu sia ricercato per aver ucciso un paio di dirigenti del partito unionista.-

-Porci protestanti. Non vale la pena di parlarne.-

-Qui non facciamo questioni di religione o razza. Se non sei capace di collaborare con chiunque è meglio che te ne vai.-

-Ce l’ho solo con gli Orangisti che vengono dall’Ulster e scommetto che qui non ce ne sono. Mettetemi alla prova.-

            E poi fammi conoscere i tuoi capi, magari, pensa Mason.

 

            Konnie Weiss è una donna particolare… tanto per cominciare fino a non molto tempo fa non era nemmeno una donna. Il suo nome era Konrad Weiss e possedeva un teatro. Off Broadway dove si tenevano balletti. Era ricco e rispettato ma aveva un cruccio: un piede equino, una malformazione congenita che gli avrebbe per sempre impedito di danzare, Fece un patto con un essere antico che si faceva chiamare l’Architetto: sarebbe stato curato ma avrebbe dovuto tradire Elektra Natchios. All’ultimo momento si tirò indietro e l’Architetto s’impadronì del suo corpo scambiandolo con quello di una ragazza di nome Judith che aveva posseduto sino ad allora. Per impedire all’Architetto di rinascere come essere onnipotente Elektra non ebbe altra scelta che ucciderlo mentre il Dottor Strange praticava una sorta di esorcismo per impedirne la rinascita. Con il suo corpo ormai morto, Konrad non ebbe altra scelta che adattarsi ad essere diventato una donna di nemmeno vent’anni.[5]

            Passati i primi momenti veramente drammatici, Konrad o Konnie, come prese a farsi chiamare cominciò il difficile processo di adattamento al suo nuovo corpo, il che, come si accorse presto, comprendeva anche stimoli sessuali diversi da quelli a cui era abituata quando era un maschio.

            Nina McCabe è stata un’amica preziosa ed una guida indispensabile nell’universo femminile a cui ora Konnie appartiene e non ha dovuto pensarci due volte prima di proporle di venire ad abitare con lei ora che tutti i beni di Elektra sono sotto sequestro per colpa delle autorità federali. Non può non sentirsi preoccupata nel vederla com’è adesso: inguainata in un costume nero aderente modellato su quello di Elektra con i capelli biondi fermati da un nastro nero.

-Che cosa pensi di fare?- le chiede.

-Tutto quello che posso per aiutare Elektra.- risponde Nina con voce dura

-E pensi di farlo conciata in quel modo? Sei solo una ragazzina, per l’amor di Dio.-

-Sono una donna e sono stata addestrata dalla migliore. In qualche modo scoprirò chi vuole distruggere Elektra e gliela farò pagare.-

            Konnie non ha mai sentito Nina così determinata. Quel che legge nei suoi occhi la spaventa: ci saranno solo guai, per tutti loro, lo sente, ma su una cosa Nina ha ragione: devono aiutare Elektra in ogni modo possibile.

 

 

4.

 

 

            Elektra ha guidato tutta la notte ed ora si trova in Oman. Il problema è cosa fare. Se vuole tornare negli Stati Uniti, deve trovare un passaggio in aereo e non può sperare di ottenerlo in alcun modo e di salire inosservata su un volo di linea non se ne parla nemmeno: il suo volto ed il suo nome sono su tutti i giornali, le TV, i social network del mondo. Il relativo anonimato di cui ha goduto finora è finito anche se ancora lei non sa quanto è grave il danno. Lo scoprirà anche troppo presto.

            Ahmed Jafar è ufficialmente solo il proprietario di un piccolo negozio di curiosità da vendere ai turisti. Ufficiosamente il suo negozio è il crocevia di tutti i traffici illegali del Medio Oriente. Da Ahmed Jafar si può comprare qualunque cosa dalle armi da guerra agli esseri umani. Ovviamente è un mestiere pericoloso e lui sta per ricordarsi quanto.

-Ciao Ahmed.-

            La voce è quella di una donna ancora giovane con un accento dell’Europa meridionale. Qualcosa con due punte lo punge alla base del collo e tra le scapole. Un sai giapponese forse?

-Elektra?-

-Mi fa piacere che tu abbia ancora una buona memoria, ne avrai bisogno presto.-

-Che ci fai qui? Non lo sai che ti stanno dando la caccia dappertutto? Ti troveranno prima o poi.-

-Questo è da vedersi. Non è così facile trovarmi se non voglio essere trovata.-

-Per quanto? Ti hanno fatto terra bruciata intorno. Ti hanno portato via tutto e hanno fatto in modo che tu non avessi più un posto in cui nasconderti. Non potrai riuscirci per sempre.-

-Chissà? Sono piuttosto brava a passare inosservata ne sanno qualcosa i tuoi guardaspalle.-

Li... li hai uccisi?-

-No, non l’ho ritenuto necessario. Ora vuoi dirmi cosa sta accadendo?-

-Cosa sta accadendo? È molto semplice, qualcuno ti ha venduto, Elektra.-

-Venduto? Diciamo pure: incastrato. Sono stata incastrata per un omicidio che non ho commesso ma che ero stata assunta per commettere. Non cogli l’ironia Ahmed? Immagino di no. Bene… se sai qualcosa su chi c’è dietro, devi dirmelo.-

-Io...-

            Un’esitazione. Il sai di Elektra penetra un po’ di più un rivoletto di sangue scende dal collo di Ahmed.

-Ti conviene parlare...- afferma la ninja greca -… o la tua prossima dimora permanente sarà un letto d’ospedale dove per il resto della tua vita ti nutriranno per endovena e dovrai fare i tuoi bisogni in un sacchetto,-

-Se parlo sarò un uomo morto.-

-Se non parli, desidererai essere morto. Decidi in fretta, Ahmed, non ho molta pazienza ormai.-

            Un’altra esitazione ed un'altra pressione del sai ed infine Ahmed Jamal si decide:

-Dicono che ci sia dietro qualcuno in Giappone… qualcuno che ha al suo servizio una setta di assassini invisibili e inarrestabili.-

-La Mano.- sussurra Elektra e per la prima volta nella sua voce c’è una nota di timore. Se quella temibile setta di cui anche lei una volta faceva parte le è davvero alle costole, allora le sue speranze di cavarsela sono ridotte al lumicino. Ha bisogno d’aiuto a costo di fare un patto col Diavolo. -Ho bisogno del tuo telefono.- dice ad un riluttante Ahmed Jafar.

 

            Mio padre ha mantenuto la parola: David Wu, il fratello di Leiko, Amanda Greville, sorella di Melissa, entrambe discendenti di un antico nemico di mio padre, Anna Rochester una donna amata da Black Jack Tarr molti anni prima e sua figlia Joan ed infine James Suzuki, metà giapponese e metà britannico, agente dello S.H.I.E.L.D. il cui legame con Clive Reston non mi è chiarissimo.

-Sono un uomo di parola.- sta dicendo mio padre –Ora che voi siete qui non ho più bisogno di ostaggi. Avrete tutto il tempo di restare con loro e scambiarvi i saluti, poi i vostri cari saranno riaccompagnati sulla terraferma e potranno tornare a casa loro.-

-Mio fratello è ricercato in Cina come spia.- sbotta Leiko.

-Ma è pur sempre un cittadino britannico e come addetto consolare a Hong Kong è protetto dall’immunità diplomatica.- replica mio padre –Si limiteranno a rimandarlo nel Regno Unito.-

-E se non lo facessero? Se invece lo sbattessero in una qualche prigione segreta negando la sua stessa presenza in Cina?-

-Un rischio da correre. In ogni caso, non mi riguarda: io mi sono impegnato a liberare i prigionieri in cambio di voi quattro, ciò che accadrà dopo la loro liberazione non è più affar mio.-

-Brutto…-

            David Wu trattiene il braccio della sorella e le dice:

-Calmati, Leiko… andrà tutto bene, vedrai.-

Non puoi saperlo... tu…-

            Mi è capitato di rado di vedere Leiko piangere ma ora ci va molto vicina. Suo fratello la stringe e le accarezza i capelli. Sento una profonda frustrazione. Non so cosa dire o fare e questo immagino renda mio padre molto soddisfatto.

            Poco lontano, Reston e l’agente giapponese stanno dicendosi qualcosa che non sono in grado di sentire. Intanto Black Jack Tarr deve trovare il modo di condensare trent’anni di lontananza in pochi minuti e congedarsi ancora una volta da qualcuno che non avrebbe voluto lasciare.

            Mio padre ride:

-Vieni, Shang Chi…- mi dice –C’è qualcuno che devi conoscere.-

            Mi fa cenno di seguirlo e lo faccio. La curiosità è un tratto che non ho mai perso. Cos’ha in serbo Fu Manchu per suo figlio stavolta? Presto lo saprò e non occorre essere un profeta o un saggio per sapere che la risposta non mi piacerà.

 

            Matt Murdock è rimasto solo nel suo studio legale, tutti gli altri sono già andati a casa e lui si appresta a fare un veloce ripasso di certi documenti prima di andarsene anche lui. Il suo ufficio è immerso nella penombra, dopotutto a che servono le luci ad un cieco?

            Improvvisamente avverte una presenza nella stanza: un profumo leggero con un vago sentore di vaniglia, l’odore di una giovane donna, un battito cardiaco veloce, carico di adrenalina. Come ha fatto ad entrare nella stanza senza che lui se ne accorgesse prima? Non dovrebbe essere possibile, a meno che…

-Chi c’è qui? –dice recitando la parte del cieco inerme –C’è qualcuno qui, lo so.-

-Stai calmo avvocato.- è una voce che conosce: donna, circa un metro e 70 di altezza e 60 chili di peso, tra i 16 ed i 18 anni. Ha in mano qualcosa, dall’aria che sposta agitandolo forse è un coltello a lama lunga.

- Chi sei? Aspetta…lo so… sei la ragazza che vive con Elektra…Nina.-

-Bravo, avvocato. Elektra me lo aveva detto che eri in gamba,-

            E cos’altro ti ha detto? Pensa Matt: forse che ho dei supersensi che compensano la mia cecità e mi permettono di essere in segreto il supereroe noto come Devil? In fondo perché avrebbe dovuto tenere il segreto? Per far piacere a me, forse? Eppure quando era la killer di Kingpin non lo aveva rivelato nemmeno a lui, quindi, forse…

-Sono cieco, Nina… sono abituato a riconoscere la gente dalla voce e perfino dall’odore. Non c’è niente di così sorprendente, in fondo.-

-Va bene... scusa.-

Nina si sta rilassando, il suo battito rallenta. Matt sente che sta riponendo il coltello in una guaina assicurata alla coscia. Solo ora si rende conto che la ragazza non è vestita normalmente. L’immagine mentale rimandata dal suo senso radar ed altri fattori gli fanno capire che la ragazza indossa una specie di calzamaglia. Santo cielo: indossa un costume.

-Elektra parla molto bene di te. E quando vi ho visto insieme… c’è stato  qualcosa tra di voi, vero?-

-Molto tempo fa… eravamo molto giovani.- risponde Matt,

            Poi il padre di Elektra era morto assassinato e lei se n’era andata spezzandogli il cuore come può accadere solo a 19 anni. Quindi anche il padre di Matt era stato ucciso. Lui era diventato un supereroe, lei una supercriminale. Due strade troppo diverse per correre insieme.

            La voce di Nina lo strappa ai suoi ricordi:

-Ho bisogno di aiuto per Elektra… l’hanno incastrata, dicono che è un’assassina.-

-Mi dispiace dirtelo, ragazza, ma Elektra è un’assassina, una delle migliori assassine a pagamento del pianeta. Non so dire quanti tra uomini e donne abbia ucciso da quando è in attività. Forse non lo sapevi.-

-Certo che lo sapevo, ma non me è mai importato niente. La sola cosa che m’importa è che lei è la sola vera famiglia che mi rimasta e voglio aiutarla. D’accordo è una killer, ma… non credi che sia un po’ troppo sospetto che proprio ora che è ricercata per l’assassinio di quel dittatore in Medio Oriente arrivi ai federali un dossier con le prove dei suoi… incarichi precedenti? E poi… Elektra sarebbe stata capace di entrare nella stanza di quel tizio, squartarlo ed uscire senza che nessuno si accorgesse della sua presenza. Come hanno fatto le guardie ad arrivare proprio al momento giusto?-

-Hai portato dei buoni argomenti, ragazza, ma anche se Elektra fosse innocente di questo particolare omicidio, non lo sarebbe comunque degli altri. Le cose non cambierebbero molto.-

-Ma non capisci? Non t’importa più niente di lei? Beh, a me sì. Se c’è qualcuno che sta cercando di farle del male, la aiuterò a qualunque costo.-

            Dalla voce di Nina traspare l’affetto e l’ammirazione per Elektra e Matt si chiede se la si può definire una cosa buona.

-Ho sbagliato a venire qui.- conclude Nina –Tu non puoi aiutarmi. Dovrò rivolgermi a qualcun altro.-

-Aspetta!-

            Troppo tardi: Nina si getta dalla finestra ed istintivamente Matt si sporge, ma lei è scomparsa. Nessun battito cardiaco, nulla di nulla.

            Se Elektra le ha davvero insegnato le arti dei Ninja, allora sarà quasi impossibile ritrovarla.

 

 

5.

 

 

            Rick Mason, sempre sotto le mentite spoglie di Sean O’Donnell, entra in un salone dove sono radunate le ultime reclute dello Spettro Nero pronte per l’addestramento. Gli hanno dato una tuta ma niente maschera.

-Dovrete guadagnarvela.- sta dicendo l’istruttore –Solo i migliori ed i più forti tra voi arriveranno in fondo. In questo combattimento sarete tutti contro tutti e la sola regola che dovrete ricordare è: chi rimane in piedi per ultimo ha vinto. Ora cominciate.-

            Mentre si prepara a combattere Mason riesce a dare un’occhiata ad una specie di palco, in realtà poco più di una pedana, da cui due figure osservano il combattimento: una donna dalla pelle chiarissima, occhi dalle iridi rosse, capelli neri, raccolti a coda di cavallo e fermati da una specie di tiara, è praticamente nuda, il suo costume è, di fatto, solo un ridottissimo bikini che le copre poco più dell’inguine e i capezzoli mentre dalle spalle scende una corta mantellina; l’uomo al suo fianco indossa una sorta di leggera armatura medioevale con tanto di cotta di maglia completamente nera, il volto è celato da un cappuccio ed una maschera che lascia scoperte solo le fessure degli occhi.

            Mason ha studiato i dossier di praticamente tutti gli eroi e criminali in costume in circolazione e li riconosce immediatamente: la donna è Nekra, già compagna e seconda in comando del Mandrillo, è una mutante nata con la pelle quasi bianca, pur essendo afroamericana e i canini da vampiro. Ha il potere di usare le sue emozioni, in particolare l’odio, per guadagnare temporaneamente superforza ed invulnerabilità.

            L’uomo si fa chiamare Spettro Nero (sì, lo stesso nome dell’organizzazione di cui sembra divenuto il capo), alias Carson Knowles, un vecchio nemico di Moon Knight, una sorta di sua antitesi che in un paio d’occasioni ha tentato di impadronirsi della città di New York, un tipo ambizioso.

            E così sono loro a capo del rinnovato Spettro Nero? Molto appropriato e perfino prevedibile dopotutto. Adesso bisogna scoprire quali siano i loro piani.

            Mentre sta facendo queste riflessioni, Rick Mason si batte contro gli altri aspiranti in campo. Seguendo quanto detto dall’istruttore, nessuno si fa scrupoli nell’usare ogni genere di colpo pur di vincere. Sono una decina e tutti maschi determinati a vincere. Finora sono tutti impegnati in scontro uno contro uno ed il vincitore di ciascuno di loro si cerca subito un nuovo avversario. La preparazione di Mason in ogni forma di combattimento a mani nude, compresa la lotta di strada, gli permette di cavarsela bene. Uno dopo l’altro abbatte gli avversari usando una combinazione di stili. Riesce anche a non uccidere nessuno e finalmente arriva il momento i cui sono rimasti solo in due.

 

            Nina McCabe ringrazia il cielo che Elektra abbia aperto un fondo a suo nome che i Federali non hanno potuto toccare e su cui ci sono abbastanza soldi da permetterle di vivere bene a lungo… se fosse quello che vuole, ma quello che vuole è aiutare Elektra, il prezzo da pagare è indifferente, per esempio quello per le armi che le servono

            Se un avvocato non può aiutarla, allora non le resta che provare con l’altra parte della legge. L’uomo che sta cercando è un pesce piccolo, ma è il solo che le sia venuto in mente. Entrare nel suo appartamento non è stato difficile, dopodiché si è trattato solo di aspettare che rientrasse e quando lo fa…

-Ciao Andrew, quante minorenni hai spedito sulla strada ultimamente?-

-Cosa?-

            Il freddo acciaio di una lama sul suo collo dissuade l’uomo dai lunghi capelli castani dal tentare di prendere la pistola che si porta sempre dietro.

-Chi sei? Cosa vuoi?- chiede.

            Nina si mostra, sperando di nascondere quanto è nervosa.

-Non ti ricordi di me, vero? Ero solo una delle tante ragazzine smarrite nella grande città da spingere a prostituirsi. Per te, una più o una meno cosa conta? Ma forse ricordi la mia amica Elektra.-

-Io non… aspetta un momento… Elektra, certo, la ninja greca. Ora mi ricordo di te: ingenua e pulita, forse anche troppo.[6] Che ci fai qui vestita così? Hai deciso di accettare la mia offerta finalmente? Se ci fosse anche la tua amica, come coppia fareste faville.-

-Non provarti a ripeterlo.- ringhia Nina con rabbia –Mi fai venire voglia di tagliarti la gola, ma ho bisogno di te adesso: qualcuno ha incastrato Elektra e devo scoprire chi è e fargliela pagare.-

-Io non so niente, sono un pesce troppo piccolo per queste cose… ma c’è un uomo che forse lo sa: un tempo era un boss potente e temuto, ma ora dicono che si è ritirato e si occupi  solo di affari legittimi. Lui… conosce un sacco di gente e se decide di aiutarti...-

-Dimmi chi è e dove lo trovo.-

            Andrew sussurra un nome ed indirizzo Nina stacca la lama dalla sua gola e senza dire un’altra parola esce da una finestra.

            Andrew aspetta di essere certo che si sia davvero allontanata e poi forma un numero di telefono:

-Sì, è stata qui. Le ho riferito quel che mi aveva detto di dirle se si fosse fatta viva. No, non sospetta niente. Avrà anche messo un costumino sexy e giocherà pure a fare la dura, ma è rimasta una ragazzina ingenua.- sul volto dell’uomo si forma un sogghigno –Magari quando avrete finito con lei potreste riportarmela. Saprei come usarla nella mia scuderia di ragazze.-

            La risposta dall’altra parte deve essere molto dura a giudicare dalle scuse balbettate in fretta dall’uomo chiamato Andrew, poi la comunicazione s’interrompe.

 

            Entriamo in una sala dove un uomo si sta allenando. Mi volta le spalle e non riesco a vederlo in viso ma è chiaro che è cinese come me e potrebbe avere la mia età. Il suo solo abbigliamento sono del calzoni di seta nera, i piedi sono nudi. Lo vedo eseguire alcune mosse con incredibile maestria, è elegante, forte e molto bravo. Mi chiamano Maestro del Kung Fu, ma lui merita quel titolo forse anche più di me, chiunque sia.

-Ben fatto Dong Yingzi.- gli si rivolge mio padre -Ora basta, però: c’è una persona che devi conoscere.-

            Dong Yingzi, Ombra Mobile. Ho sentito fare il suo nome come quello di un letale assassino, uno che tiene fede al suo nome, perché come l’ombra è inafferrabile. Si volta ed io spalanco gli occhi: i suoi capelli sono neri e lunghi ma non troppo, come li porto anch’io  sul labbro superiore spiccano due baffetti radi sul mento un pizzetto appena accennato. Quello che veramente mi colpisce, però, è il suo volto, la somiglianza col mio è straordinaria, e poi gli occhi: la stessa intensità bruciante, la stessa vena di follia che vedo negli occhi di mio padre, quello stesso padre che ora sento ridere mentre dice:

-Shang Chi, è venuto il momento che tu conosca tuo fratello.-

 

 

6.

 

 

            Nella notte la città di San Francisco si anima di una vita diversa, una vita fatta di crimine, sfruttamento e violenza. Il Sudario la conosce bene ed anche se sa che non può davvero estirparla del tutto, può almeno tentare di fare la differenza. Il luogo dove si trova ora è un vecchio magazzino sulla baia, apparentemente vuoto, con le ragnatele e la polvere a coprire macchinari ormai abbandonati da anni. Questo forse basterebbe a chi si affidasse solo alla vista, ma non è il caso del Sudario, infatti lui vede le cose in modo diverso dagli altri. Vedere non è esattamente il termine gusto, però, perché il Sudario è cieco, ma possiede una capacità extrasensoriale che sostituisce la vista ed è perfino migliore, un senso mistico che gli permette di capire che quei macchinari sono letteralmente solo scatole vuote senza alcun componente elettronico dentro e gli fa pure capire che c’è un passaggio segreto: una porta che conduce verso… dove?

            Il Sudario, deciso a scoprirlo, s’inoltra nel passaggio e man mano che avanza, sente un mormorio che diventa sempre più forte fino ad assumere il contorno di molte voci che ripetono ossessivamente lo stesso nome:

-Kali!-

 

            Per arrivare dov’è ora Nina ha usato tutte le tattiche ninja insegnatele da Elektra. Non è stato facile, deve ammetterlo, ma almeno la maggior parte delle guardie armate non è nemmeno riuscita a vederla e le altre non si sono accorte di cosa le ha stese, Nessun allarme è scattato e finalmente è arrivata dove voleva. Si avvicina furtiva ad una porta e sta per aprirla quando si ode una voce:

-Non c’è nessuno là dentro signorina.-

            Nina si volta di scatto per trovarsi di fronte ad un uomo anziano, alto e segaligno con radi capelli bianchi, vestito con un impeccabile gessato scuro, che si appoggia ad un bastone. È circondato da uomini armati e subito dopo dall’ufficio in cui Nina stava per entrare ne escono altri

-In effetti, non sono stato preciso: ero solo io a non esserci nell’ufficio. Mi scuserà la prudenza. Le consiglio di non tentare una reazione. Non sono convinto che riuscirebbe davvero a sconfiggere tutti i miei uomini e mi spiacerebbe davvero se restasse ferita o peggio, visto che non ho intenzioni ostili nei suoi confronti… anzi sono disposto ad aiutarla.-

-Lei… cosa?-

-Innanzitutto, lasci che mi presenti: sono Eric Slaughter e lei stava cercando me.-

-Cosa? Come fa a …?-

-Sul come la risposta è semplice: ho fatto in modo che se avesse cercato certe informazioni l’avrebbero indirizzata qui-

-Perché?- Nina è sempre più stupita.-

-Io… ehm… rappresento una terza parte che vuol rimanere anonima. Il mio committente sa che lei è stata addestrata personalmente da Elektra Natchios e vuole utilizzare i suoi peculiari servigi per un compito che purtroppo Miss Natchios non è attualmente in grado di svolgere. In cambio avrà un ragguardevole onorario ed informazioni su dove si trova Elektra e come aiutarla.-

-Ed io dovrei…?-

-Semplicemente uccidere la persona che le verrà indicata.-

            Nina tace. Non ha mai ucciso nessuno: ha desiderato vedere morto il bastardo che ha ucciso suo padre,[7] questo sì, ma finora non è mai andata oltre. Aveva pensato di affiancare Elektra ma ora la fantasia sta diventando realtà e se varcherà l’ultima frontiera, non sarebbe più potuta tornare indietro.

            Prende fiato e risponde:

-Mi dica chi devo uccidere.-

 

            La neve è cessata e finalmente la vista si schiarisce. Dovunque siate, questa non sembra l’Himalaya: è una valle ridente e fertile dal clima tiepido. Sei Danny Rand e sei anche Iron Fist, l’arma vivente della mitica città celeste di K’Un Lun e devi ammettere che questo posto te lo ricorda molto.

-Che posto è questo, Danny?- ti chiede tua sorella Miranda.

-Non… non lo so.- rispondi –Forse lo sa Orson.-

            L’uomo con il saio verde sembra apparire dal nulla, condensandosi letteralmente dalla nebbia.

-È il luogo dove sono cresciuto e dove mi sono stati donati i miei poteri.- dice mentre getta indietro il cappuccio rivelando il volto di un uomo calvo di età indefinibile.

-Salve Aman.- lo saluta Orson Randall, l’Iron Fist degli anni 30 -Ne è passato di tempo.-

-Troppo, forse ed avrei preferito che ci rincontrassimo in circostanze migliori.-

-Insomma…- intervieni –Volete decidervi a svelare un po’ di misteri una buona volta?-

-Mi sembra giusto.- replica il nuovo venuto –Comincerò col presentarmi: ho avuto molti nomi: John Aman, Amazing Man, A-Man, la Verde Nebbia della Morte… attualmente mi chiamano il Principe degli Orfani.-

            Hai già sentito questi nomi ed avevano l’aura della leggenda. Ora più che mai sai che qualunque cosa ti aspetti non sarà semplice.

 

 

FINE TERZA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Solo poche parole sull’episodio che avete appena letto:

1)     Paul Carson, ufficiale della Polizia di San Francisco è un personaggio creato da Gerry Conway & Gene Colan su Daredevil Vol. 1° #87 del 1972 e fu a lungo uno dei comprimari fissi della serie durante la permanenza a San Francisco di Devil e della Vedova Nera per cui sviluppo un interesse non corrisposto. All’epoca era un tenente in uniforme addetto all’ufficio del Commissario O’Hara (a mio modesto parere Conway credeva che la polizia di San Francisco fosse organizzata come quella di New York e non sapeva che a supervisionarla non c’era un Commissario ma una Commissione di Polizia composta da esterni e che il titolo corretto di O’Hara avrebbe dovuto essere Capo della Polizia), quando il sottoscritto lo ha ripescato, lo ha promosso capitano ed ora Comandante con l‘incarico di dirigere una task force per i crimini dei superumani di cui è parte integrante una squadra SWAT omologa di Codice Blu a New York.

2)     Ombra Mobile è un personaggio creato da Doug Moench & Paul Gulacy nella miniserie “Shang Chi: The hellfire apocalypse” del 2002/2003 e da me introdotto in MIT in Ragno Nero #21.

3)     Eric Slaughter è un boss della malavita newyorkese, probabilmente di origini irlandesi, creato da Roger McKenzie & Frank Miller sui Daredevil Vol. 1° #161 datato novembre 1979. Sembrava essersi ritirato, ma forse non è così.

Nel prossimo episodio: perché un boss della malavita vorrebbe assumere un dilettante per commettere un omicidio? Nina McCabe lo eseguirà veramente? Che ne sarà di Elektra? Qual è il ruolo di John Garrett? La Vedova Nera riuscirà a salvare Ivan Petrovitch? Cosa cerca il Culto di Kali a San Francisco? La risposta ad almeno alcune di queste domande nel prossimo episodio.

 

 

Carlo



[1]  Il nome delle quali termina pressoché sempre con il suffisso “stan” che in nelle lingue persiane significa “Terra di o dei…”

[2] Non è vero, ma Natasha non può saperlo.

[3] Le truppe speciali delle Forze Armate Russe,

[4]  Così i repubblicani irlandesi chiamano l’Irlanda del Nord.

[5]  Un riassunto inevitabilmente sintetico, se non impreciso di eventi narrati in Elektra Vol. 1° #8 (in Italia su Devil & Hulk #49).

[6]  Eventi narrati in Elektra Vol. 1° #2/3 (In Italia su Devil, Marvel Italia, #44/45).

[7] Ovvero Bullseye.